Non dobbiamo subire in silenzio (uomini e donne) gli stereotipi imposti da un certo genere di pubblicità che ha abdicato alla creatività a favore delle facili metafore sessuali.
Possiamo confrontarci e affrontare con determinazione chi produce contenuti che sviliscono l’immagine femminile, la cultura e l’immaginario collettivo contattando direttamente tutti coloro che sono coinvolti: pubblicitari, politici, televisioni.
Possiamo far emergere i casi emblematici affinché si allarghi la discussione e lo spirito critico, gli occhi nuovi con cui vedere a queste cose siano sempre di più: se la maggioranza delle pubblicità usa lo stesso messaggio che mercifica il corpo, dopo un po’ ci abituiamo, lo consideriamo normale. Ogni giorno un pezzettino di noi si assuefà e ci svegliamo una mattina che non riteniamo più di poter agire attivamente ma solo subire.
Se SMONTIAMO queste pubblicità, le guardiamo con occhi obiettivi ma critici e cerchiamo di cogliere TUTTI I SENSI contenuti in un determinato messaggio, ci accorgeremo che per fare pubblicità al caffè non serve ventilare ipotetici favori sessuali dell’immagine femminile mostrata sul manifesto. Non occorre, per vendere un telefono a Natale, trasformare Babbo Natale e le renne in pettorute ragazzine in posizioni invitanti.
Se SMONTIAMO i messaggi, ci accorgeremo che spesso le frasi associate alle immagini dicono molto più delle immagini stesse e che in maniera pervasiva, sottile ma costante, il messaggio va in una direzione ben precisa che è svilire la donna, il suo ruolo nella società e nelle relazioni con l’altro sesso, per ridurla a oggetto di desiderio o bramosa pantera che ha un unico obiettivo: accapparrarsi i favori dell’uomo.
Quando, dopo aver smontato una pubblicità o una trasmissione di questo genere, ci rendiamo conto che il caso è proprio questo:
POSSIAMO FARE QUALCOSA!
In una società matura è necessario che possano convivere le contraddizioni e le dicotomie e che si sviluppi la possibilità del confronto e della riflessione, anche in base ai punti di vista di coloro che non la pensano come noi.
Dato che l’obiettivo di questo progetto è soprattutto AMBIRE a questa società matura, in cui la questione culturale sia fortemente rivalutata e di cui l’immagine della donna (ormai monotematica) è la cartina di tornasole, quello che ci interessa è DIMOSTRARE che insieme possiamo fare molto, che LA RETE può dare voce anche alle persone come me (Francesca Sanzo che scrivo), a chi posta fotografie scattate al volo nella propria città e a tutti coloro che hanno voglia di fare qualcosa.
Se non vogliamo diventare censori possiamo diventare SEGNALATORI.
Istituto di autodisciplina publicitaria
Le pubblicità che offendono un gruppo di persone, un genere, una categoria in particolare possono essere segnalate, facilmente, all’Istituto di Autodisciplina pubblicitaria che prenderà in carico la nostra segnalazione e deciderà se quella campagna è davvero offensiva, obbligando, nel caso a rimuoverla dalle nostre città, da giornali e televisioni. Riguardo alle donne, lo IAP ha stipulato un protocollo d’Intesa molto interessante.
E questo è il MODULO da compilare per le segnalazioni.
Dialogo
Esiste poi la possibilità di scrivere mail alle aziende coinvolte affinché sappiano che la cosa è emersa, che non abbiamo intenzione di stare in silenzio. Mail che devono richiamare al dialogo e far capire che oggi il potere del PASSAPAROLA è fondamentale per la buona riuscita o meno di qualsiasi prodotto, sia di comunicazione che commerciale.