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francesca sanzo

Dieta, fake news e messaggi ingannevoli sulla storia delle persone

Sette anni fa, dopo un percorso personale per uscire dall’obesità che ho raccontato sul mio blog panzallaria , ho scritto anche un libro autobiografico: 102 chili sull’anima che non è un manuale di dieta ma una storia personale che contiene un messaggio che desideravo condividere e che ha a che fare con  quello che ho imparato perdendo 40 chili in un anno.

Possiamo cambiare in qualsiasi momento della nostra vita ma per farlo io ho dovuto accogliere e accettare ciò che mi aveva portato a diventare obesa, amare il mio corpo ancora grande e perdonarmi per come avevo scelto di affrontare le mie paure e fragilità. 

Il libro ha avuto un successo per me insperato e fin da subito sono stata oggetto di attenzione da parte di testate giornalistiche e tv e in alcuni casi ho autorizzato la pubblicazione di mie foto

Ho scelto consapevolmente di condividere la mia storia perché credo nel potere generativo delle narrazioni autobiografiche e perché pensavo che alcune sofferenze ma anche alcune scoperte non riguardassero solo me e il mio corpo. Continua a leggere

Tornare a Torino: di libri e memoria

 

A TORINO, I MIEI APPUNTAMENTI PUBBLICI

Dieta, movimento e salute: sabato pomeriggio

Sabato 21 gennaio 2017 mi hanno invitata a Torino, in Corso Francia 19 bis/f, Istituto di Medicina integrata per partecipare a un incontro gratuito e aperto a tutti: DIETA, MOVIMENTO E SALUTE: RIPARTIAMO ALLA GRANDEdalle 16 alle 18,30. Oltre a me, all’evento partecipano la dottoressa Paola Lusardi, cardiologa, con un intervento dal titolo “I consigli di un cardiologo ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, orientandosi tra scienza, realtà e bugie”, la dottoressa Marta Pareschi, nutrizionista: “Una sana alimentazione per un corretto stile di vita”.  Continua a leggere

Wired e le donne

[Si può davvero parlare di innovazione e di come cambiare il mondo cadendo in questi triti stereotipi?]


In famiglia siamo abbonati a Wired Italia dal primo numero, di febbraio 2009. Entrambi ci occupiamo di web e Media, gli argomenti trattati ci interessano molto. Io seguo progetti editoriali dedicati all’innovazione: naturalmente Wired è una fonte preziosissima.

Mi dispiace però constatare (e ormai accade, puntualmente, mese dopo mese) che lo spazio dedicato all’innovazione al femminile è molto esiguo. Mi è piaciuto molto, ad esempio, l’articolo sulle Dieci tecno-donne da tenere d’occhio  del mese di agosto 2011, in cui si rilevano nomi importanti nel panorama innovativo mondiale, questi contributi sono però una rarità: sfogliando e leggendo la rivista si ha la sensazione che il panorama della cultura “geek” in Italia, ma non solo, sia dominato dai maschietti.

E non è solo una questione di temi.

Le firme della rivista sono per la maggior parte di uomini e basta guardare alla pagina che ogni mese viene dedicata ai collaboratori, per rendersi conto che i volti femminili sono sempre molto pochi, se non assenti.

Se è vero che le Start Up sono prevalentemente fondate da uomini (nel 2011 87% uomini contro 13% donne – fonte Mind the Bridge) è pur vero che esistono molti casi di eccellenza e che i progetti per favorire l’uso delle tecnologie e la messa in pratica della propria creatività innovativa che si rivolgono alle donne sono moltissimi  e sarebbe interessante dare conto anche di quelli.  Mi viene in mente, per restare in Italia, Daniela Ducato, vincitrice del Premio “Miglior innovatrice 2011” di Itwiin Italia 2011.

Questo mese, però, durante il consueto censimento mentale che faccio – mentre scarto la rivista dal cellophane – degli articoli che riguardano le donne o parlano di progetti di donne, ho dovuto ricredermi.

Un’intera pagina – anche se in battuta finale – è dedicata a noi.

Inutile dire che ho immediatamente segnalato allo IAP: non credo che un “culo” usato per appoggiare una bella carta da gioco sia davvero sostanziale per vendere l’amaro. Inutile dire che se volete farlo, potete anche voi.

Inutile ricordarvi che siamo tutti CONSUMATORI ATTIVI e possiamo decidere di non acquistare prodotti che ci offendono o promuovono un immaginario stereotipato e che come LETTORI possiamo scrivere a Wired e chiedere conto delle sue scelte inserzionistiche per decidere attivamente.

Non so perché, ma unendo i puntini, come donna comincio a sentirmi davvero a disagio nei confronti di questa rivista.

Si può davvero parlare di innovazione e di come cambiare il mondo cadendo in questi triti stereotipi?

Per segnalare allo Iap

  • precisare che si tratta della pubblicità “ToiletPaper” di Di Saronno, pubblicata in III di copertina di “Wired” , gennaio 2012
  • se volete potete inserire il link alla foto che ho fatto della pubblicità in rivista

Women in digital

Approfitto del tema per segnalare un interessante convegno, a cui io mi sono già iscritta che si terrà a Bologna il 20 gennaio 2012, al MaMBO:

Women in digital: donne e ICT hanno molto in comune

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