Dopo questo articolo rilanciato su facebook e in particolare in Sana e robusta comunicazione sono successe delle cose belle. Barbara – che avevo intervistato per conoscere l’esperienza milanese – mi ha messo in contatto con Carmelo, che vive a Bologna e che voleva portare anche qui l’iniziativa (senza scopo di lucro) per avvicinare i bambini alla programmazione e contemporaneamente da parte dello staff di Iperbole Bologna e di alcuni professionisti del settore, l’idea è stata raccolta con entusiasmo.
Grazie alla bella rete sinergica che contraddistingue gli attori che si interessano di digitale a Bologna, dal dire si è passati immediatamente al fare e la bravura e entusiasmo di Carmelo si sono trasformati in un progetto concreto. L’11 maggio 2013 presso l’Urban Center si è tenuto il primo CoderDojo bolognese che ha fatto subito il sold out.
Ho voluto intervistare Carmelo perché fosse lui, direttamente, a raccontare il progetto e i suoi sviluppi.
Ci tengo a ringraziare non solo lui e tutti i Mentor volontari che si stanno prestando a questo progetto, ma anche chi ha voluto scommetterci in sede istituzionale, in particolare Milena e Michele che hanno subito raccolto la palla.
Carmelo: presentati e raccontaci brevemente come sei entrato in contatto con Coder Dojo
Ho cominciato ad appassionarmi all’informatica a 6 anni, quando mio padre mi regalò il primo PC e mi lasciò libero di sperimentare (e di metterlo fuori uso ogni settimana!). Oggi ne ho 30, sviluppo app e da qualche tempo mi occupo anche di formazione, che ho scoperto essere un’attività estremamente gratificante. Così, quando ho letto di CoderDojo per caso su Internet, ho subito scritto ai ragazzi di Milano che stavano organizzando un evento, chiedendo di poter partecipare come osservatore. Due giorni dopo ero da loro a fare da mentor, imparando Scratch insieme a un bimbo di 6 anni.
E’ stato così entusiasmante che alla fine dell’incontro non avevo dubbi: dovevo provare a farlo partire anche a Bologna. Grazie alle persone che mi hanno subito affiancato (una delle quali mi sta intervistando ;)) devo ammettere che è stato più facile del previsto.
CoderDojo Bologna: ci racconti se l’esperienza del primo incontro è stata vicina alle tue aspettative di organizzatore?
Il primo evento non poteva andare meglio, Sala Borsa è un posto meraviglioso e dal punto di vista logistico è filato tutto liscio!
I bambini ci hanno stupito con le loro creazioni e la loro velocità di apprendimento: mentre spiegavamo come far muovere i primi passi a un gattino virtuale, vedevamo animali di tutti i tipi sfrecciare sui loro schermi! E soprattutto pare si siano divertiti, visto che non volevano più tornare a casa!
Anche i genitori sono entusiasti, ci hanno dato ottimi feedback e tanto incoraggiamento per andare avanti.
E infine i mentor, nonostante fosse la prima volta per loro, hanno subito capito lo spirito di CoderDojo, si è creata una bella squadra, sono stati fantastici!
Uno sguardo ai piccoli programmatori: la maggioranza di loro che età aveva, che tipo di attitudini, ecc. Se dovessi delineare un profilo del piccolo programmatore, quale sarebbe?
Il gruppo era molto eterogeneo, la maggior parte intorno ai 9 anni ma si andava dai 7 ai 13. Tutti hanno una grande confidenza con i computer, si muovono con una naturalezza che lascia stupiti.
I piccoli programmatori, poi, sono prima di tutto dei piccoli giocatori: da un lato hanno ben chiare le dinamiche che rendono un gioco interessante, per cui li sanno fare bene; dall’altra vedono la programmazione stessa come un gioco, perciò si divertono!
Maschi e femmine: interesse per cose diverse o grande apertura, a dimostrazione che la programmazione non ha sesso?
Programmare è un po’ come disegnare, è un’abilità che non dipende in alcun modo dal sesso. Sia i bambini che le bambine hanno dimostrato di saperci fare allo stesso modo.
Quello che cambia, magari, è il soggetto del loro gioco o l’ambientazione che scelgono. Per esempio, è più facile che un maschietto provi a creare un gioco di calcio rispetto a una bambina, mentre tutti sembrano apprezzare gli animaletti come protagonisti.
I Mentor: che ruolo hanno?
I mentor sono dei facilitatori più che degli insegnanti veri e propri. Il loro compito principale è quello di incoraggiare i ragazzi e aiutarli a trovare autonomamente la strada per risolvere le difficoltà che si presentano, senza paura di sbagliare.
Sugata Mitra lo chiama il metodo della nonna. I mentor fanno proprio come farebbe una nonna che, pur non conoscendo la tecnologia, sa essere d’aiuto semplicemente incoraggiando, riconoscendo e ammirando i risultati raggiunti dai nipotini.
Un altro compito fondamentale è quello di stimolare l’interazione e l’aiuto reciproco tra i ragazzi, favorendo la diffusione della conoscenza tra di loro, modalità molto più efficace rispetto al classico rapporto insegnante-studente.
Come si rimane aggiornati sulle attività di CoderDojo Bologna e quali le prossime in programma?
Vista la grande richiesta abbiamo organizzato il secondo evento appena una settimana dopo il primo (il 18 maggio) anche per festeggiare lo Scratch Day, riservandolo ai bambini che non avevano ancora partecipato.
Contiamo di organizzarne un paio anche a giugno, ma non abbiamo ancora fissato le date, perciò consigliamo ai genitori o ai bambini interessati di scriverci una mail a coderdojobo@gmail.com per poter essere avvisati appena abbiamo novità a riguardo.
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