Blogger VS Giornalista: ha senso contrapporre?
Quando racconto che scrivo anche su un blog de Il fatto quotidiano o che per lavoro mi occupo di contenuti per alcune testate e blog aziendali, subito mi chiedono: “Ma allora sei giornalista?” come se l’assioma fosse immediato.
No, sono blogger.
Non ho tesserini, non ho frequentato la scuola di giornalismo e quello che mi interessa è soprattutto il web.
Ovviamente non mi farebbe schifo scrivere anche per la carta, ovviamente il lavoro di giornalista lo trovo affascinante fin da quando avevo 8 anni e scrivevo finti reportage di finti viaggi in Africa, usando l’enciclopedia come fonte.
Ma io faccio la blogger e sono due professioni diverse, con regole proprie, anche se questo non vuole dire contrapposte.
Da tempo, in molti si interrogano su questa dicotomia “blogger o giornalista?” e su cosa abbia più o meno autorevolezza. Per l’opinione pubblica il giornalista è certamente più autorevole del blogger: c’è di mezzo un esame, un tesserino, un Albo e una professionalità definita da qualche secolo di pratica consolidata. Il blogger comincia oggi ad acquisire dignità professionale: non si sa da dove arrivi e a volte nemmeno dove voglia andare, come se lo status di blogger sia un intermezzo per raggiungere qualche altro obiettivo (diventare giornalista, scrittore, opinionista televisivo).
Eppure forse, alla base di questa dicotomia c’è una percezione di immutabilità professionale poco realistica in un mondo del lavoro fluido e non lineare come quello della comunicazione.
Alla base del lavoro del blogger, così come di quello del giornalista c’è la stessa cosa, ovvero una storia, una notizia, qualcosa da raccontare.
Differenze di processo
- Il giornalista documenta una notizia in maniera [presumibilmente] oggettiva, il blogger approfondisce (e/o) commenta in maniera esplicitamente soggettiva;
- L’identità virtuale del giornalista è veicolata dall’identità della Testata per cui scrive [nella maggioranza dei casi], il blogger scrive per una Testata perché si è costruito una forte identità virtuale, diventando un personaggio riconoscibile e accreditato su alcuni temi o ambiti;
- Un giornalista deve sempre accertarsi della veridicità delle fonti e [quasi mai] pubblica prima un pezzo, il blogger può prendersi il lusso di narrare anche la costruzione della notizia, in post successivi.
Differenze di stile
- Il giornalista ha una fede indissolubile per la carta stampata e cerca di declinare le medesime regole on line, pur provando un sentimento di amore/odio (quasi perverso) per tutto ciò che è Social e 2.0. Il blogger predilige la paratassi, i paragrafi che fanno respirare il testo, i grassetti e i link/fonte e scrive pensando anche a come il proprio post verrà indicizzato: titoli Calembour che sulla prima pagina del quotidiano che compri in edicola accattivano e incuriosiscono, sul web rischiano di “far sparire” il tuo articolo.
La relazione con il marketing
Su questo punto, potremmo dire che sia giornalisti che blogger, seppur in modo diverso, hanno una relazione conflittuale con il marketing. Arriva sempre, nella vita di entrambi, il momento di chiedersi come e se si vuole scendere a patti. Per mangiare bisogna un po’ farlo, ma il come segna la differenza.
Si può essere giornalisti e blogger rompimaroni e questo potrebbe cozzare con alcuni aspetti della professione che si è scelta. D’altronde – e lo dice una grandissima rompimaroni – il blogger ha forse una maggiore libertà d’azione nel far confluire nel suo ruolo pubblico anche questa caratteristica, trasformandola in un valore aggiunto e in una bella sfida professionale (sia per lui che per chi lo assume).
Se volete approfondire l’argomento ho estratto qualche articolo spunto interessante:
Io scrivo per siti web, blog, testate giornalistiche on line… Scrivo anche da diverso tempo per un quotidiano, ma non mi sono mai iscritta all’ordine dei giornalisti; forse per pigrizia o perché sono allergica alla burocrazia e non mi sono mai messa a preparare la documentazione. Per quella che è la mia piccola esperienza personale, posso dirti che, secondo me, le differenze tra blogger e giornalista non sono più così nette. O meglio, esistono giornalisti “puri” e blogger “puri”, il cui processo lavorativo corrisponde esattamente a quello che descrivi. Ma esistono ormai anche figure professionali che passano con una certa disinvoltura dalla carta stampata al web mischiando inevitabilmente i linguaggi, i toni e i metodi e quindi si finisce per essere un po’ blogger anche quando si scrive un articolo per un quotidiano e un po’ giornalista anche quando si scrive un post per il web. Comunque trovo che l’argomento che hai proposto sia interessantissimo e mi auguro che ne derivi una bella discussione.
@Margherita: hai ragione sul mix osmotico, non ho approfondito abbastanza qui, perché volevo soprattutto capire, partendo dalle definizioni, quali e se esistono reali differenze. grazie per il tuo interessante punto di vista e spero davvero che si animi una bella discussione 😉
Ah, che bel post! Mi tocca da vicino non sai quanto, e mi ha scatenato un miliardo di riflessioni che sintetizzo:D partendo dalla mia esperienza. Io credo che siano più i giornalisti a chiedersi quale sia la differenza e mi dispiace, perché non hanno capito che stanno perdendo del tempo prezioso. La differenza è sotto gli occhi di tutti, basta fare un confronto fra i blog e le testate on line. Per me non è stato semplice il passaggio da pubblicista e giornalista televisiva ad (aspirante) blogger. E’ stata una grande lezione di vita, il blogger ovviamente fatica molto di più per ottenere la famosa reputazione in rete, quella che ti fa fare il vero salto di qualità, quindi, sarebbe ora di riconoscerlo senza restare ancorati ai perché e per come. Ora, secondo me, siamo in una fase delicata, soprattutto per la categoria dei giornalisti che viene rivoluzionata con l’eliminazione lenta dei pubblicisti. E ci metto anche, e scusami se ne approfitto, la battaglia che ogni giorno devo condurre nella città dove vivo per far comprendere che il mio blog non può essere trasformato in una testata online, soluzione che secondo alcuni dovrei adottare per avere più credibilità e non essere considerata una mamma che, avendo perso il lavoro, si consola smanettando al pc solo perché rifiuta di fare la casalinga. Insomma, le sto provando tutte per far capire che un blog può essere professionale offrendo un tipo di comunicazione che è diverso da quello giornalistico. Spero di non essere sembrata polemica, è che sono per il libero mercato, ad ognuno il suo, magari facendo rete e completandosi a vicenda a seconda della propria professionalità, senza sconti per nessuno!
”Alla base di questa dicotomia c’è una percezione di immutabilità professionale poco realistica in un mondo del lavoro fluido e non lineare come quello della comunicazione.” Tanto per cominciare, condivido.
Interessante il confronto, ma noto che soprattutto da parte dei giornalisti ci sia un progressivo avvicinamento alle modalità dei blogger di costruire l’informazione.
Sull’approfondimento aprirei una parentesi: se parliamo di giornalismo d’inchiesta le dinamiche cambiano. Pensare al giornalismo solo come al lavoro in un quotidiano è riduttivo, anche se alla fine è l’ambito da cui si deve in qualche modo partire.
Soggettività e interfaccia si stanno comunque facendo spazio anche nelle dinamiche giornalistiche, almeno come approccio. E speriamo che queste influenze dalla rete non aprano la professione a nuovi codici e responsabilità.
Letizia, il tuo commento mi sembra interessante perché introduce un dato di cui non ho scritto ma che è effettivamente molto evidente tra chi lavora in questo ambito, ovvero il tentativo – da parte di un modo di comunicare giornalistico tradizionale – di colonizzare i blog, cercando di imporre regole che valgono per le testate ma che non possono essere le stesse per i blog, un po’ come la televisione tenta di colonizzare i social network: i mass media più tradizionali si confrontano ma nel confronto c’è sempre anche tentativo di imporre regole già assodate, il che non sempre è positivo.