Ieri io e il mio compagno siamo andati in un negozio di giocattoli. Domenica la nostra bambina compie 5 anni e volevamo dare un’occhiata, pur avendo già le idee molto chiare su cosa regalarle.
Sono arrivata all’appuntamento con il non marito in anticipo e così mi sono messa a girovagare.
C’erano un sacco di persone che stavano comprando i regali di Natale. Quando chiedevano a una commessa un oggetto specifico, la sua prima domanda era sempre “Per un maschio o per una femmina?”. In molti negozi i giocattoli sono declinati al femminile e maschile grazie all’associazione con personaggi amati dai bambini e personaggi amati dalle bambine. Succede così per tutto, ad esempio anche per una chitarra giocattolo.
Ho fotografato i giochi dei due “reparti”.
Ho fotografato solo i giochi che nell’imballaggio rappresentavano chiaramente immagini di bambini. I prodotti raccolti erano quelli più in evidenza. Il packaging – lo sappiamo – è FONDAMENTALE per vendere un prodotto.
Giochi per bambine
- Bambolotto con kit per la piccola dottoressa – foto di bambina con grembiulino, in atteggiamento di cura
- Cucina con attrezzatura per cucinare – foto di bambina che mostra uno degli attrezzi inseriti nel kit (sembra un po’ un programma televisivo di promozione, lei sorride e ha i piedi incrociati, in posa)
- Lavatrice giocattolo – foto di bambina che tira fuori i panni appena lavati del proprio bambolotto
- Bambolotto con palestrina – foto di bambina che si prende cura del proprio bambolotto, facendo suonare i sonaglini in dotazione nella palestrina
Giochi per bambini
- Camion e lavori stradali – foto di bambino con faccia furba e capelli scompigliati, che gioca felice con il suo camion
- Macchine di cartone – foto di bambini che costruiscono le macchine e le dipingono usando la loro creatività
- fucile mitragliatore – foto di bambino con lo sguardo concentrato “da duro” che usa il suo fucile
- Set per portiere – foto di bambino che gioca a calcio in porta e para la palla
Premetto che non ho nulla contro le marche rappresentate e che la mia vuole solo essere una riflessione sui ruoli che – fin da piccoli – ci imponiamo, imponiamo ai nostri figli e ci vengono imposti.
Nella necessità di rispecchiamento con il mondo degli adulti che hanno i bambini e che passa attraverso il desiderio dei giochi di ruolo, mi sembra di capire che (di ruoli) ce ne siano di GRANITICI e che sovvertirli, quando arrivano a trasformarsi in giocattolo, sia veramente difficile.
Le bambine sono rappresentate come coloro che si occupano dei figli e che fanno i lavori domestici: cucinano e usano lavatrici.
I bambini creano, fanno sport e costruiscono grazie a mezzi meccanici. I volti delle bambine sono sorridenti e esprimono dolcezza, quelli dei bambini sono furbi e esprimono la voglia di lanciarsi nell’avventura.
I bambini fanno giochi “aggressivi”, le bambine invece imparano ad accudire altri bambini e a tenere in ordine la casa.
E’ evidente che questi sono i giochi che “tirano”: sotto Natale sarebbe un suicidio non esporre in prima fila ciò che è più desiderabile per i nostri figli. E’ evidente che nella maggioranza delle famiglie è normale che le bambine giochino con alcune cose (tra cui la cucina e la lavatrice), mentre i maschi con altre (tra cui un fucile molto grosso).
E’ evidente che non vediamo correlazione tra questi giochi e distinzione di ruoli sociali che può diventare baratro nella costruzione di una relazione tra due persone, quando si cresce.
Il marketing che oggi si rivolge alle bambine così, poi si rivolgerà alle donne attraverso
le pubblicità della Plasmon o quelle di 4salti in padella e agli uomini proporrà Amari davanti al camino, dopo la partita di caccia con gli amici o pubblicità telefoniche con il plus di tante tette.
E’ difficile sapere se è nato prima l’uovo o la gallina.
La pubblicità e i prodotti raccontano la società o contribuiscono anche a performarli, continuando a riproporre gli stessi stereotipi?
Noi genitori possiamo iniziare a parlare con i nostri bambini, proporre loro giochi che non siano fortemente connotati in questo modo e non spaventarci se un maschietto gioca con i pentolini o fare battute se la primogenita ama i camion.
Per quanto mi riguarda, anche da queste cose passa la mia responsabilità di genitore.
A proposito: alla cinquenne regaleremo un set per disegnare, visto che le piace tanto. E speriamo disegni tante facce colorate e diverse!
Ho fatto un simile esercizio qualche mese fa qui a Stoccolma, e ti confermo che le confezioni sono esattamente le stesse. Io avevo pure notato un set di cucina per maschi, con foto di bambini sorridente, solo che…era un set per barbecue!!!!
Però, mi sono accorta anche che fuori dai canali di distribuzione principali ci sono anche moltissimi giochi unisex, o che comunque non ammiccano ai due sessi nella stessa maniera. Solo che sono più difficili da reperire. C’è molta strada da fare, e non solo in Italia.
@Serena: hai fatto bene a sottolineare che li hai trovati anche in Svezia, nel post ho dimenticato di scrivere una cosa importante, ovvero che sulle scatole ci sono spesso traduzioni in diverse lingue, segno che il problema NON è solo italiano.
Perfettamente d’accordo, è importante sottolineare queste differenze e cercare di cambiare punto di vista nel nostro quotidiano. Avevo iniziato a fare queste riflessioni con il bellissimo libro “Ancora dalla parte delle bambine” che consiglio a tutti di leggre perchè purtroppo c’è ancora bisogno di essere dalla loro parte, ma anche da quella dei bambini che non vengono lasciati liberi di esprimere le loro sensibilità e vengno costretti in ruoli predefiniti.
Io ho due figli, un maschio e una femmina. L’anno scorso è stato abbastanza d’obbligo l’acquisto della cucina per lei e quindi del banchetto attrezzi per lei.
Beh, mia figlia, senza avermi mai visto stirare o pulire ( o comunque molto poco, perchè lo faccio quando lei è a scuola) e avendo visto suo padre fare le stesse cose che faccio io, da sola, senza nessun condizionamento da parte mia ( e senza nessuna imitazione del fratello, almeno in questo) ha imparato a cullare la bambola, metterla a letto, prendersene cura, insomma. Mio figlio che ha il suo adorato peluche non l’ha mai fatto.
In compenso mia figlia simula una sparatoria da ben prima di suo fratello.
Dimenticavo, lei ha 3 anni, lui 5.
@Sofia: quel libro è un capolavoro! A noi l’ha regalato una zia avveduta e in cambio noi ne abbiamo regalata una copia alla scuola. In quel periodo, sul mio blog di favole ho inserito una lista di libri a zero stereotipi per bambini, co-creata in Rete. Per chi interessasse, la trovate qui: https://www.francescasanzo.net/2011/03/20/favole-e-libri-per-bambini-e-ragazzi-a-zero-stereotipi/
E’ proprio così, se esci da questi stereotipi, sei diverso, e additato, in tutti i campi! Da bambino come da grande. Il mio 4° figlio ha la sindrome di down, ha 4 anni ma ne dimostra 2, e quando vado a comprare qualcosa per lui, che sia un gioco, un libro, un capo d’abbigliamento, mi trovo in difficoltà perché mi chiedono l’età, maschio o femmina, e decidono loro cosa va bene…. così, presa dallo sconforto e dalla noia di tutte quelle inutili parole, sono obbligata a spiegare che il mio bambino è down, per cui è piccolo, per cui impazzisce per le bambole e pentolini, e di troppe scritte sui libri non gli importa niente. Ama i colori e le figure grandi! Grazie Francesca per le tue sempre stimolanti riflessioni. Maria
Noi per Natale abbiamo comprato (e chiesto) libri e set per colorare, e un gioco in legno che puntavamo da parecchio. Ma nonostante questo un nostro caro parente (caro veramente, eh) ci ha telefonato per chiederci se andava bene “SAPIENTINO BAMBINA”. Ho detto gentilmente che ne avevamo già ricevuto uno, tralasciando il fatto che l’abbiamo rivenduto…
Avevo fatto anch’io una tale riflessione sui giocattoli, lo scorso anno. Mio figlio di 26 mesi gioca con pentole, cibo di feltro e quest’anno vorrei regalargli un ferro da stiro perchè quando vede me stirare vorrebbe imitarmi. I bambini non conoscono le differenze di genere siamo noi adulti che gliele insegnamo consciamente e non. Io di sicuro non comprerò volontariamente una pistola a mio figlio, ma non trovo nulla di sbagliato nell’offrirgli varie possibilità di gioco dalla cassetta degli attrezzi alla lavatrice giocattolo
Suggerisco 2 libri: Rosaconfetto e Quante tante donne di Anna Sarfatti… è tutto lì 😉
Ciao Francesca!
Piacere di conoscerti… mi piace il tuo Blog e vorrei linkarlo al mio http://www.lefatesonofinite.com
Donne imperfette, volubili, che hanno sostituito i blog ai vecchi ferri da calza della nonna e che tessono, on line una rete di forza. Green power,a me piace chiamarla così, l’energia delle donne cambiera’ il mondo…
Ci stai?
ciao Bruna,
grazie mille per l’attenzione! non conoscevo il tuo blog e vado subito a darci un’occhiata. ciao e a presto francesca
bellissimo post…devo dirti una cosa..mia figlia femmina di 5 anni ha chiesto a babbo Natale il banco del meccanico con trapano martello e bulloni..e Babbo natale ovviamente la accontenterà…….e poi gioca abitualmente con trenini piste di macchine e soldatini (oltre che con bambole e cucinette)…io sono in questo totamente d’accordo con te. Buon Natale
Ciao Francesca,scusa se ti disturbo, mi chiamo Giacomo e ho appena conosciuto il tuo blog grazie alla pubblicazione di una amica che abbiamo in comune su facebook.
Non sono genitore ma sono educatore sociale con minori disabili e alleno la scuola calcio della squadra del mio paese.
Ho appena letto il tuo articolo sugli stereotipi, mi ritrovo molto in ciò che hai notato e scritto, volevo chiederti se posso partecipare al tuo blog, perchè anche se non sono una mamma o un papà sono molto interessato a tutti i temi riguardanti l’educazione e soprattutto mi interessa ciò che pensano i genitori sui temi che affronti.
Grazie, ciao Giacomo.
@Giacomo Grolli: ma sei il benvenuto! non devi nemmeno chiedere il permesso e per altro il punto di vista di un educatore è preziosissimo, questo spazio non è aperto solo a genitori o a chi si occupa di stereotipi, ma anzi, la pluralità dei commenti è una grande ricchezza di punti di vista! Io mi occupo di comunicazione e storytelling sul web e mi interessano le questioni di genere, queste cose qui cercano di trovare un comune denominatore che è semplicemente una riflessione e condivisione di esperienza (specie per quanto riguarda il mio lavoro sui Social Media e sui contenuti). Insomma, torna quando vuoi e anzi se hai temi da proporre e sollecitare, sono i benvenuti!
Quanto ci sarebbe da scrivere su questo argomento! Concordo con MadreCreativa: “I bambini non conoscono le differenze di genere siamo noi adulti che gliele insegnamo consciamente e non.” Per quanto mi riguarda cerco di fare del mio meglio. Topastro adora coccolare il suo pinguino, quando era piccino lo imboccava e gli cambiava il pannolino. Ha una cucina e credenza piena di cibi finti e pentolini. Naturalmente adora anche trenini, attrezzi, ruspe e armi giocattolo. Penso sia molto importante che noi genitori spieghiamo ai bimbi che non ci sono giocattoli esclusivamente femminili e altri maschili. Però i bimbi lo percepiscono, forse anche dalle immagini delle confezioni che hai fotografato, dal fatto che le corsie di giocattoli sono spesso divise: giochi per maschi da una parte e per femmina dall’altra parte. E vogliamo parlare del rosa? In luglio ho dovuto discutere un bel po’ per fare indossare a Topastro, (4 anni), una t-shirt rosa. Tra l’altro era per la serata della notte rosa che si festeggia a Rimini e tutti indossavano indumenti rosa. Ma secondo lui era da femmina… Per fortuna credo si sia trattato di una fase perchè ora, come ti ho scritto altrove, indossa pure la gonna per ballare il can can! E a me non dispiace per niente!
Ludovica ha chiesto una grande confezione di plastilina a Babbo Natale e credo che ne riceverà una grande – perché è stata molto buona – tutta colorata, né per maschi, né per femmine. Ho cominciato a riflettere sulla questione giochi quando ho letto “Ancora dalla parte delle bambine” di Loredana Lipperini, onestamente non ci avevo mai pensato prima. Noi abbiamo principesse e Barbie, ma abbiamo anche macchinine, costruzioni dei pirati e persino due camion a rimorchio. Purtroppo, però, noi genitori non possiamo fare molto per insegnare a un bambino o una bambina che in teoria non esistono giochi da maschio e giochi da femmina ma solo giochi che stuzzicano la fantasia, non possiamo fare molto fino a quando i media e (non sempre, ma spesso) anche la scuola parlano di giochi assegnando loro un genere.
Bellissimo post. e bruttissimo tema. anche noi cerchiamo di proporre al nostro Ale giochi senza stereotipi di genere (a natale dell’anno scorso cucinetta ikea e si diverte tantissimo) ma ora oltre a scontrarci con parenti e conoscenti retrogradi e maliziosi , la cosa che ci sconforta di più è doverci confrontare con le maestre dell’asilo che all’open day ci hanno mostrato “l’angolo dei giochi delle femmine : cucina, passeggini, bambole; e l’angolo dei giochi dei maschi: macchinine, fucili e mostriciattoli” , che tristezza…
Cara Francesca, tu fotografi una situazione di fatto!
La mia riflessione sugli stereotipi è giovane e non ancora approfondita. Sono stata, per fortuna, costretta a iniziarla quando è nato Killò, il mio bimbo che ha la Sindrome di Down e ha ora 3 anni.
Ho anche una bimba cinquenne e a casa nostra, di conseguenza, ci sono giochi “femminili” e “maschili”. Non sono contraria a niente: ci sono i computer plasticoni, i giochi in legno, le Barbie e gli attrezzi. Io cerco di proporre un giorno un gioco e il giorno dopo l’altro e si gioca insieme. Il messaggio che vorrei passasse ai miei figli è questo: “siete LIBERI di giocare con quello che vi pare”. e loro sembrano non avere difficoltà 🙂
La difficoltà è solo mia. Stamattina (neanche farlo apposta) la grande ha fatto indossare al piccolo una sua fascia per capelli rosa, con un fiocco sulla fronte e lui andava in giro orgogliosissimo. Io ho provato un leggero imbarazzo, non lo nego. Sono io che devo superare questo pregiudizio e ci sto lavorando!
tu mi stai aiutando in questo lavoro, grazie per quello che fai 🙂
cara francesca,
condivido il tuo pensiero.
certo in questo periodo è più facile notare queste cose perché le vetrine sono piene e le pubblicità si susseguono a ritmi incredibili.
ho avuto la tua stessa sensazione di fastidio quando a settembre scoprii questa pubblicità di barbie: http://articolo37.wordpress.com/2011/08/17/professione-barbie/
e dire che da piccola ero una grande fan della bionda della mattel…
Cara Francesca arrivo direttamente dal blog di Bismamma che linkava questo post. Le considerazioni che ho fatto con lei coincidono perfettamente con quanto leggo da te. Io sono una fanatica di “Dalla parte delle bambine” prima ancora che di “Ancora dalla parte delle bambine”. Ho la fortuna di avere tre figli (un maschio e due femmine). I giochi che negli anni sonno arrivati in casa sono “da maschi” e “da femmine”. Noi genitori abbiamo fatto giocare i figli, tutti e tre, con tutti i giochi. Mio figlio è un appassionato di folletto in miniatura e ferro da stiro (che erano stati regalati alla sorella, ma a lei non interessano!), i camion sono di tutti, così per lego, puzzle. Un’amica ha regalato a mio figlio (quando ancora non c’erano le sorelle) una bambola che fa pipì, perché io non riuscivo a togliergli il pannolino. Credo che si possano usare i giocattoli “di genere” in modo creativo, quando non si possono rifiutare in regalo! Poi però succede che tornino dall’asilo con un nuovo gioco “il cattura-femmine”!!! Per me l’importante è crescere delle persone, purtroppo a ricordargli a quale sesso appartengono in versione “stereotipo-da-marketing” ci pensano gli altri!
Ciao.
Io sono pienamente d’accordo con quanto dici, anche se penso che fondamentale sia l’esempio che diamo in casa e non soltanto i giochi che acquistiamo, a mia figlia vengono regalati ogni anno regali stereotipicissimi da parte di una parente, nell’ordine (aspirapolvere, ferro e asse da stiro, kit per fare i gioielli) mia figlia non ha mai, ripeto mai usato il ferro da stiro, che invece usa mio figlio, come l’aspirapolvere, foerse perché non ha l’immagine di sua madre come perfetta massaia? forse perché le lavastoviglie e lavatrici le fa qausi sempre il padre? mia figlia però subisce molto il fascino della barbie, e in questo ci vedo molto una necessità di identificazione femminile, anche necessaria… io cerco di non forzarli, non ho mai fatto discorsi su ciò che è da maschio e ciò che è da femmina, ma mia figlia da quando è andata alla materna distingue tutto anche in base ai colori (premetto che ODIO il rosa!!!), certe cose non riusciamo a controllarle possiamo farle notare ma io trovo che sia giusto ad un certo punto seguire anche le loro inclinazioni senza imporre per forza la nostra volonta di non entrare in stereotipi, poi ribasdisco l’esempio è tutto, quindi distribuzione dei doveri in casa senza rigidi ruoli medievali, e far crescere in noi e nei nostri figli l’altra parte maschile o femminile senza svilirla né enfatizzarla… semplicemente assecondarla…. Ricky un tempo girava con le borsette di pailettes, tutto fiero e metteva le ballerine della sorella… ora per necessità di differenziarsi da lei spara sempre e ama i mostri…. io non intervengo… ma quando prende con desiderio il ferro da stiro di Beatrice e si pettina nella specchiera di barbie dalla sorella (recente regali terrificante!!!!) io sono contenta!!!
E’ vero: i giochi pensati per i bimbi sopra i 12 mesi sono tutti, invariabilmente, declinati al maschile o al femminile.
Credo fermamente, però, nel ruolo del genitore nell’educare contro gli stereotipi.
A mia figlia piace stirare, cucinare e mettere a letto i suoi bambolotti: ha due anni e mezzo, è immersa nei giochi di ruolo.
Il suo modello è ciò che vede, a casa e all’asilo, e non quello che “non vede” nell’officina meccanica di un ipotetico papà (suo padre lavora al pc – non ci sono più i lavori maschili di una volta!).
Per questo, anche ai maschi piacciono gli stessi giochi – e infatti all’asilo si gioca ad apparecchiare tutti insieme.
E poi trovo la mamma “all’antica” che mi dice: io a mio figlio il bambolotto non lo compro, è da femmina.
Ho provato a dirle che mia figlia si identifica nella bambola, e addirittura le spiega di non aver paura dell’aspirapolvere (in realtà lo fa anche con il cane di casa…), ma questo messaggio non è arrivato.
E non stiamo parlando di una persona che non ha studiato, o che appartiene a un’altra generazione, ma solo di una donna trentenne che crede, tutt’ora, che i lavori domestici siano femminili, nonostante entrambi, lei e il suo compagno, lavorino full time fuori casa.
Cosa servirebbe in questo caso una confezione unisex per la lavatrice?
E secondo te suo figlio che idea avrà dei ruoli maschili e femminili?
Insomma siamo allo stesso punto in cui Umberto Eco scrisse-1975- “I pampini bugiardi”un indagine sui libri di testo delle scuole elementari.Da quello studio venne fuori un incredibile verità:”educano i ragazzini ad una falsa realtà,riempiendo loro la testa di luoghi comuni”…Consiglio caldamente questo libro a tutti i genitori ed insegnanti…Nella prefazione :”La raccolta dei più significativi brani tratti da un gran numero di testi acefali e atemporali nel più assoluto “rispetto” delle tradizionali “categorie”:religione,patria,famiglia,lavoro…Leggeremo di bucolichi pastori,di santi di eroi,di pazientissimi lavoratori,sentiremo il profumo dei fiori,udiremo il suono della campana. Chiediamoci per chi suona.”