Racconta la montagna e i cammini in modo sostenibile: le responsabilità dello storytelling
È stata l’estate dei viaggi di prossimità e della scoperta italiana dei cammini e della montagna e le mete più conosciute e interessanti sono state prese d’assalto: è capitato a tutti di trovarsi in fila per raggiungere un rifugio.
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Abito sulla via degli dei e tuttora, ci sono alcuni momenti della giornata che in zona Parco della Chiusa e Bregoli, sembra di essere su un’autostrada di zaini e viandanti di ogni età.
Questo entusiasmo per la lentezza e la viandanza mi ha stimolato alcune riflessioni sul racconto di viaggio, perché tutte le nostre narrazioni non rischino di diventare un boomerang per i luoghi , per chi ci vive e per chi fa ospitalità.
Ci sono zone rurali che non riescono a sopportare un afflusso costantemente intenso di viaggiatori e oggi, più che mai, occorre che chi racconta i luoghi e l’esperienza del cammino, lo tenga presente.
Se cerco #viadeglidei su Instagram trovo quasi 29mila foto, una cifra che si è duplicata rispetto a un anno fa: una corale narrazione di passi e fatica, di gioia e luoghi.
Le mie riflessioni tra il personale e il professionale: se hai voglia di contribuire, i commenti sono lì per quello.
- Se raccontiamo un cammino, raccontiamo sempre anche la fatica e l’allenamento che ci è voluto per sostenerlo: occorre non far credere a nessuno che sia una “scampagnata”. Camminare esige rispetto per la fatica di fare tanti chilometri e non tutto è – per forza – per tutti in ogni momento della vita. Possiamo contribuire a migliorare l’esperienza di chi ci segue non nascondendo che è faticoso e serve la giusta preparazione.
- So che la foto in gonna vaporosa e sandali davanti al rifugio e alle caprette, risulta più “UAU” della foto con gli scarponcini sporchi di fango e che per qualche influencer è fondamentale essere UAU, ma pensiamo sempre al messaggio che stiamo mandando: e se qualcuno pensasse di affrontare DAVVERO un cammino di montagna con i sandali perché pensa così di fare come la sua influencer preferita? L’attrezzatura è ciò che fa la differenza tra un’esperienza sicura e una ad alto rischio per noi e per chi ci sta intorno.
- Chiediamoci sempre che cosa e come raccontarlo: ci sono luoghi protetti che stanno subendo vere e proprie invasioni di persone che arrivano solo per un selfie su panorama mozzafiato. Ha davvero senso mettersi in fila per replicare TUTTI la stessa foto?
I luoghi, i cammini, le montagne sono una delle maggiori ispirazioni per scrivere e in molti sappiamo bene che l’andare per boschi di Thoreau è una filosofia che salva la vita e regala grandi idee creative, ma possiamo scegliere di nutrirci del qui e ora, raccontando quel che accade dentro, nel contatto con i posti, senza necessariamente raccontare esattamente DOVE e senza omettere che camminare, percorrere molti chilometri, affrontare il bosco è un IMPEGNO che prendiamo nei confronti di noi stessi e anche della natura: esige rispetto.
Consigli per aspiranti narratori in cammino
- Porta un taccuino e appunta le idee che ti vengono camminando, gli incontri memorabili che fai, le frasi che ti colpiscono, i luoghi che hanno un significato e quelli che pensi valga la pena condividere con altri: al ritorno a casa potrai selezionare quello che hai scritto sul taccuino, lavorarlo e trasformarlo in un post per il tuo blog o i social.
- Fai foto curandoti di scegliere un punto di vista personale: se altri 100 hanno fotografato la stessa prospettiva, sei sicura che valga la pena di pubblicare anche il tuo scatto identico? Non sarebbe meglio scegliere un dettaglio che raggrumi in sé il TUO significato di quel luogo e di quella esperienza?
- Se vuoi raccontare una destinazione difficile, fallo senza patinarla: il regalo più grande che possiamo fare ai nostri lettori è essere autentici. Tra l’altro, il racconto che abbraccia un punto di vista e prende posizione, è un racconto che viene maggiormente apprezzato della neutralità o dell’abbellimento da rivista perché davvero ci permette di immergerci nella tua esperienza e capire se possiamo farla nostra.
Camminare è un dono che facciamo a noi stessi e che non deve trasformarsi in uno stress insostenibile per il pianeta, ecco perché concludo con un piccolo “pippone/promemoria” di quello che – camminando è buona norma.
- Quando ti fermi a fare pipì dietro a un albero, raccogli la carta che usi per pulirti e portala con te: basta un sacchettino, la busta dei panini che hai mangiato a pranzo o svuotare il contenitore dei fazzolettini. Lo zaino ha tantissime tasche: vuoi proprio non trovarne una per conservare la tua carta igienica usata? Il bosco NON è il nostro cesso.
- Nel bosco e – in generale – in natura NON si urla, nemmeno se sei con i figli o stai discutendo con qualche amico di politica 😉 Esiste un inquinamento acustico che disturba animali (e anche esseri umani).
- Quando cammini e incroci qualcuno, è buona educazione salutare: in montagna facciamo così, perché ci sentiamo parte della stessa comunità. E se quel qualcuno sta salendo, mentre tu scendi, gli fai un regalo rispettando la sua fatica e gli lasci il passo, in modo che non spezzi il fiato.
E ora buoni passi, buone narrazioni, buon cammino, ovunque tu stia andando!