Le cronache di Starshollow sul Reno
Quando sono venuta a vivere qui tra l’acqua e le colline di Casalecchio di Reno, ho dovuto abituarmi a un nuovo modo di stare in casa.
Vivo in un interno di una strada interna e il mio appartamento affaccia su giardini confinanti di vecchie case basse, cortili che la gente vive e terrazze che si affacciano l’una sull’altra.
Per un po’ mi sono sentita “in piazza” perché è un continuo vociare, chiacchiere, giochi di carte e persone che vivono vicine da almeno 40 anni. Ricordo una sera dell’estate 2019 che stavo facendo le pulizie con la finestra spalancata, ho starnutito e miei vicini in cortile durante l’ennesima partita a Burraco tra di loro, mi hanno urlato un SALUTE! che temevo di trovarmeli in casa.
Per me venire a abitare a Casalecchio di Reno non è stato un gran trasferimento: prima stavo al Meloncello che dista da questa casa esattamente 4,5 km di ciclabile e parchi, questa era una zona che frequentavo quotidianamente anche prima, perché ci arrivavo di corsa, durante i miei allenamenti.
Se dal punto di vista delle distanze non mi sono allontanata di molto, ho trovato però una realtà completamente nuova e anche se non ci si accorge dove finisce Bologna e inizia Casalecchio, quando cominci a vivere qui ti accorgi che si vive in modo diverso: questo è un paese, ha un’identità di paese e le persone hanno i ritmi dei paesani.
Fin da subito, scherzando con mia figlia Frollina, abbiamo ribattezzato il paese Starshollow sul Reno, in onore della serie tv Gilmore Girl che vediamo e rivediamo insieme.
Come nell’immaginaria località della serie, qui ogni occasione è ottima per fare una festa di strada, un mercatino, una serata danzante e una crescentinata.
A StarsHollow sul Reno c’è un teatro meraviglioso che sforna una delle più belle stagioni teatrali della regione, una biblioteca che è uno scrigno e organizza festival e incontri e poi, per la gioia di chi cammina, qui spunti sui colli e arrivi agli Appennini lungo sentieri che hanno qualcosa di antico e un po’ magico e – non per caso – iniziano a chiamarsi VIA DEGLI DEI. [Parco della Chiusa].
Visto che non faccio (ancora) parte ufficiale della Proloco, evito di menzionare la Chiusa del 1300 e le spiaggette intorno, il Lido e tutti gli altri luoghi che rendono davvero speciale il mio paese: al momento mi piace pensare che esiste, che continuerà a esistere e che un giorno di un prossimo futuro ricominceranno le crescentinate e le serate danzanti vicino al fiume.
Oggi che siamo tutti rinchiusi in casa, devo ammettere che sto apprezzando moltissimo il mio ecosistema vitale: sono sola a settimane alterne (mia figlia ora è con suo padre), il mio compagno sembra fisicamente lontanissimo ma è solo dall’altra parte di Bologna e io passo tanto tempo a cercare di capire come organizzare il mio tempo in modo efficace: ecco allora che sentire voci, avere uno sguardo sul verde e sulle persone, diventa salvifico per sentirmi meno segregata.
A volte penso a quando, dopo essermi separata, soffrivo di solitudine e sorrido: allora cercavo consapevolmente di stare da sola e mi auto isolavo senza rendermene conto quando invece avrei potuto fare una telefonata e uscire in compagnia, oggi sono segregata dalle leggi che hanno preso il sopravvento per contrastare l’epidemia e cerco un modo per stare bene negli stretti confini che ho e per mantenere un contatto umano con le persone.
Ho sempre amato le storie, mi sono sempre ritrovata a immaginare la vita oltre le finestre e ho inventato personaggi immaginari che erano i miei vicini: ringrazio questa mia caratteristica oggi, perché grazie ad essa sto coltivando la mia passione per le narrazioni e ogni giorno cerco qualcosa di nuovo da raccontare online.
In queste prime e strane settimane ho usato facebook, ma stamattina la persona che amo e che chiameremo Lui, mi ha ricordato che questa è la mia casa e che forse potrei usare il blog per comporre la mia personale antologia narrativa di un periodo e di questi luoghi intorno alla mia casa-studio AngoloB giallo, dove spero presto di tornare a fare i corsi di scrittura autobiografica. Corsi & Workshop
Ecco allora che voglio ricopiare tutti i raccontini che ho pubblicato sul mio profilo FB e d’ora in poi userò questo spazio a panzallaria per scrivere e raccontare, che sono gli unici modi che ho per starti vicino.
Trovo che la comunicazione intorno sia diventata terroristica e che le persone, oggi, abbiano più che mai bisogno di levità, cura, piccole storie e visto che io so fare solo questo, questo farò, per me e per te.
La prima storia [quella introduttiva, datata settembre 2019] la appoggio qui.
La mia nuova casa #angoloB a Starshollow sul Reno.
- Davanti alla finestra dove lavoro c’è una signora di circa 80 anni che vive in guepiere e tira la sfoglia in terrazza e che chiameremo da qui in poi Signora in Guepiere.
- Nei giardini sotto di lei si alternano coppie che spolverano i nani e Biancaneve a gente che tira di fioretto mentre griglia la carne.
- Sotto al mio balcone va avanti da 40 anni un interminabile torneo di burraco serale [SCALA A CONTRO SCALA B] a coppie. Vorrebbero partecipassi anche io e ogni tanto mi allettano con la proposta di un bicchierino di amaro.
- Uno dei miei vicini ha delle quaglie e mi ha fatto una proposta difficile da rifiutare: scrivere un libro sulle quaglie.
- Nessuno ha ancora capito bene se io viva da sola, in compagnia, quanti figli e fidanzati abbia, se siamo una comune, se sono disoccupata, se lavoro da casa e che mestiere faccia. Ogni tanto qualcuno (qui sono tutti GENTILISSIMI) mi chiede: “Come sta…te?”
- Una volta ho temuto che dal piano di sopra scendesse acqua: ho incominciato a correre come una pazza per il palazzo alla ricerca di aiuto (visto che i vicini erano in vacanza). Non mi ero accorta che si era rotto il tubo della mia doccia e l’acqua era schizzata ovunque mentre mi lavavo. Quando l’ho scoperto, mi sono affacciata al balcone e ho detto a tutti i BURRACHI che era solo un’esercitazione. Da quel momento, credo, oltre a pensare che io sia bigama, hanno la certezza che sono anche sciroccata.