L’amore ai tempi della balera
La prima volta che si sono incontrati, Nora e Domenico, è stato nel 1989 al Living di Bologna. Avevano 16 anni e entrambi andavano a ballare a rimorchio degli amici discotecari.
Nora veniva da un paese sul limitare degli Appennini e Domenico abitava con la sua famiglia in una traversa di via Corticella, tra fabbriche e vie disegnate con il righello: budelli di palazzi bassi che presto si sarebbero trasformati in una China Town bolognese.
Di quel pomeriggio tra luci colorate, odore di sigaretta e coca cola allungata con la vodka, entrambi persero il ricordo molto in fretta.
Si erano piaciuti perché passarono tutto il pomeriggio sul divanetto a limonare ma non fu esattamente il colpo di fulmine che ti svolta la vita.
Lei aveva fatto molte domande, perché si sentiva sicura solo nelle domande:
Che musica ascolti?
Hai un filosofo preferito?
Pensi anche tu che leggere sia un modo per viaggiare in altre storie?
e lui aveva pensato che era una gran secchiona ma con gli occhi luccicanti e un viso davvero carino.
Nelle settimane successive, per la spinta delle amiche di lei e la curiosità di lui, provarono anche a rivedersi ma tra impegni scolastici, troppi autobus che si mettevano in mezzo e un mucchio di distrazioni altrove, non se ne fece mai nulla.
Fu solo nel 2023, ormai cinquantenni, che il destino li mise di nuovo uno di fronte all’altro.
Nora era un’insegnante di italiano in un liceo della città e viveva da sola da pochi mesi, dopo essere uscita da una lunga relazione con Riccardo: tanti viaggi prima, molti libri in comune poi, nessun figlio quando avrebbero voluto. Nora aveva amato Riccardo ma dopo 20 anni si erano ritrovati su due binari paralleli: lei andava alle mostre, nuotava regolarmente ed era appassionata di trekking; Riccardo preferiva rimanere a casa, guardare film e leggere da solo.
Gli esseri umani mi stancano, i libri no
usava dire di continuo per giustificare la sua tendenza alla chiusura.
Un giorno Nora si era accorta che non ce la faceva più a convivere con lui, due criceti nella stessa gabbia, e aveva capito che tutta l’intimità che avevano avuto nei primi anni della loro relazione si era erosa un po’ per volta e senza che davvero loro riuscissero a farci qualcosa.
Se ne era andata a vivere in un piccolo appartamento vicino al parco con i suoi libri, gli scarponi da montagna e molte cene con gli amici, organizzate all’ultimo momento.
Domenico aveva avuto 2 figli da Sara, si era sposato e aveva aperto un’agenzia di comunicazione digitale.
Ogni passo era stato fatto con accorgimento, tempi perfetti, sincronia. Non avrebbe mai pensato che un giorno Sara gli avrebbe detto di non amarlo più e nemmeno avrebbe pensato che dopo tutto quel dolore come di cordone ombelicale preso a morsi, si sarebbe reso conto che lei gli aveva fatto un gran regalo perché tutto forse è programmabile, ma non prevedibile e – a ben riflettere – lei non era mai stata il suo grande amore.
Domenico non ci credeva molto al grande amore, pensava che nella vita bisogna solo cercare qualcuno con cui passare tempo di qualità, ma di certo, se si voltava indietro, sentiva che quello con Sara era stato un buon progetto, un finanziamento sulla base di una promessa e che di realmente spontaneo c’era ben poco.
Ma torniamo al destino che rimette sulla stessa strada Nora e Domenico.
È venerdì sera e Nora è nella sua osteria preferita insieme a Sofia.
Sofia ha invitato Marco, suo fratello e Marco – che fa il grafico per un’agenzia – ha portato anche Domenico che è il suo datore di lavoro e amico.
Nora ha immediatamente l’impressione di avere già visto Domenico e Domenico si chiede se Nora non lavori nel suo settore, perché assomiglia a qualcuno che ha già incontrato. Chiacchierano tutti e quattro e Nora pensa che Domenico è un uomo interessante per via dei suoi occhi e delle mani. Nora è sempre stata così, una che si fissa sui dettagli, piccole vie della seduzione e del desiderio.
Nora, Domenico e i loro amici, dopo l’osteria si trasferiscono in un locale dove c’è un gruppo che suona musica anni ’80 e si mettono a ballare. Sono entrambi impacciati, ma dopo 2 ore che chiacchierano fitto, sanno di piacersi e accettano la scommessa della serata, facendo cose che forse non rifaranno mai. Domenico beve un po’ troppo, ma tanto guida Marco, Nora ha nelle vene un calore di vita che non si ricordava nemmeno più e balla come se volasse con il vento.
Domenico ascolta Nora che racconta piccoli frammenti della sua vita – storie allegre di un’esistenza – e si accorge che ha un sorriso che sorride e lui non è più abituato alle donne che riescono a sorridere mentre parlano e inarcano la bocca verso l’alto.
Lei piace a lui.
Lei desidera lui.
Si salutano con un lieve bacio sulla guancia, un grumo di possibile futuro che alita sul collo a entrambi e tornano a casa.
Dopo una settimana passano un’ora al telefono e dopo 10 giorni sono stati a cena e hanno fatto sesso nel letto di lei, tra muri azzurri e luci di natale a maggio.
Non si chiedono subito cosa sia, la vivono e basta e dopo un mese sanno di essere innamorati. Niente complicazione, niente struggimenti, niente frasi mezze dette. Si sentono due ragazzini. Due ragazzini di 50 anni.
L’intimità li porta a raccontarsi molte cose e un giorno si ricordano dove si sono incontrati la prima volta e ridono molto all’idea di un secondo appuntamento a 34 anni di distanza.
Nel 2025 decidono di andare a vivere insieme: i due figli di Domenico accolgono Nora nella loro vita senza traumi, è una signora simpatica e l’idea di avere una prof. che circola per casa li stuzzica abbastanza.
Chissà come vive una prof…
Nora e Domenico continuano a sentirsi due ragazzini.
Per esempio hanno una chat che è un archivio di piccoli racconti assurdi, personaggi, drammi e erotismo. Lui ha comprato una vespa e sono andati in Umbria su due ruote, con un solo zaino per entrambi. Ogni tanto vanno insieme a dei concerti e lei balla, balla sempre, come se accarezzasse il vento.
Ridono. Molto.
Fanno all’amore tutte le volte che possono.
Passano anni felici e leggeri e ogni tanto si chiedono perché se l’amore è semplice, hanno dovuto scoprirlo solo a cinquant’anni. Vanno in vacanza in montagna, fanno qualche viaggio in Europa, portano i ragazzi in barca.
Nel 2035 Nora comincia a ammalarsi.
Non ricorda più tanto bene le cose, le facce e ogni tanto si ritrova a piangere perché è convinta di aver litigato con la Simona, solo che la Simona non la vede più dal 1997.
A volte ripete di continuo la stessa cosa. Le domande le piacciono ancora ma sono domande che tornano, sempre, di continuo, a intermittenza sempre più breve.
Domenico si preoccupa, si deprime, le intreccia le dita per accompagnarla nella vita che è diventata una nebbia.
Vanno sempre meno ai concerti, ma ci vanno, perché a Nora ascoltare la musica piace moltissimo e poi si mette a danzare come se accarezzasse il vento.
Come quel giorno del 2023.
Lui rimane a guardare la sua vecchia compagna piena di rughe che vaga in un passato lontano vicino e sorride mentre la musica le circola nelle vene.
Certi giorni gli viene da piangere, certi giorni vorrebbe solo abbracciarla.
Ci sono momenti bellissimi in cui si siedono su un divanetto, in questi locali dove la gente suona.
Lei lo guarda, con gli occhi sgranati e il sorriso all’insù solcato di piccole rughe verticali.
Lo guarda, osserva le sue mani, osserva i suoi occhi:
E tu che musica ascolti?
Ce l’hai un filosofo preferito?
Lui le racconta la sua storia, chi è, da dove arriva, cosa fa nella vita.
Come fosse la prima volta.
E poi si danno un bacio, un bacio di amore: un alito di futuro e passato possibile che si scambiano con la bocca.
Francesca Sanzo