Scrivere è un lavoro: l’organizzazione di una giornata
Ho iniziato il mio quarto libro. Questa volta si tratta di un manuale e in particolare è un manuale dedicato alla scrittura autobiografica, tema che sto approfondendo, studiando e intorno al quale tengo corsi e workshop per persone, professionisti e organizzazioni. Quest’inverno è stato un periodo intenso per me, finalmente il lavoro comincia a girare, sono molto focalizzata sui miei progetti e sono felice di poter dire che sto realizzando tante idee cui tenevo molto: mi sento fortunata ma anche grata alla mia testardaggine e disciplina. In questa abbondanza, ho sentito però la mancanza della scrittura – il mio grande amore. Ho coltivato alcune idee e appunti ma non ho potuto mettermi al lavoro come avrei voluto, troppo spesso in azienda o in qualche luogo a fare formazione intorno alla comunicazione digitale. Da un po’ volevo scrivere questo manuale (niente di pretenzioso, si tratta di esercizi, stimoli di lettura, riflessioni per usare la scrittura autobiografica per sé, per comunicare online e per scrivere racconti) e da un po’ ho nella testa anche un libro di narrativa. A primavera ho così deciso che – per la prima volta nella vita – mi sarei presa tutta l’estate per il mestiere del cuore.
È stata una decisione non banale per la sottoscritta: ho sempre, ampiamente, sottostimato le mie capacità e relegato la scrittura a “sogno” e l’idea di dirmi che ormai fa parte integrante del mio lavoro, è il mestiere che più di tutti amo, è stata una rivoluzione e una conquista cui sono arrivata a 43 anni.
Come ha scritto Jack London in Pronto soccorso per scrittori esordienti:
Se non sei capace di trovare il tempo, stai sicuro che il mondo non troverà il tempo di ascoltarti.
Io quel tempo lo voglio trovare, coltivare e gestire con la massima efficacia, perché ci CREDO e visto che ci ho messo tanto a realizzare il mio obiettivo, ora sento di avere un sacco di roba che voglio scrivere e pubblicare e occorre che mi impegni al massimo, impari, legga, scriva, mi metta all’opera.
Ecco allora che se scrivere è un lavoro, per svolgerlo al meglio serve la giusta organizzazione e io procedo così.
Mi sono data un obiettivo
Il prossimo libro è un manuale. Ho studiato e letto molto sul tema, ne ho parlato a lungo durante i workshop e ho raccolto molto materiale. Il mio obiettivo è finire la prima stesura entro l’estate per poi avere tempo e modo di fare le revisioni.
Ho fatto un programma
Quando ho immaginato cosa scrivere, ho prima di tutto deciso per chi stavo scrivendo (il mio lettore ideale) e in base a lui ho selezionato i contenuti di cui avrei voluto parlare. Questo modo di procedere vale per i contenuti specialistici, la narrativa funziona in maniera diversa, almeno per me. Ho in mente un libro di narrativa che parte da spunti autobiografici e sto coltivando personaggi e un’atmosfera, ma solo quando scriverò, quei personaggi prenderanno davvero corpo. Dopo aver individuato i contenuti principali del libro, li ho trasformati in un indice provvisorio. In base all’indice provvisorio e al tempo a disposizione (entro la dead line che mi sono data per la prima stesura) ho poi deciso come suddividere il lavoro in settimane. Mi conosco e so che per scrivere decentemente, ho bisogno di un paio di ore di rodaggio e di almeno 4 ore di immersione totale: ho capito che il tempo della scrittura giornaliera deve essere di 6 ore.
La mia giornata
Non ho nessuno che mi morde il sedere se non lavoro e ho scelto, per sentirmi più tranquilla, di non firmare un contratto in anticipo (ho la fortuna, avendo già pubblicato, di avere una casa editrice, Giraldi Editore, che ha molta stima e fiducia nei miei progetti) e questo – da certi punti di vista – rende tutto più complicato. Consapevolmente ho scelto di essere io la guardiana implacabile del mio lavoro: questa è per me la disciplina necessaria che ho imparato in molti anni da freelance. Io sono il capo stronzo, la dipendente e la stagista schiava di me stessa.
Mi alzo verso le 7.10 del mattino, faccio colazione, sveglio mia figlia e il non marito (è lui che la porta al centro estivo) e poi vado a fare sport. Ho bisogno di fare movimento: mi rende più lucida e energica, allenta lo stress e aumenta la mia concentrazione. Visto il caldo, ultimamente vado soprattutto a nuotare, con un abbonamento mensile alla piscina che mi “costringe” a usarlo. Dalle 8.30 alle 9.30 sono in vasca e alle 10 sono operativa.
Il mattino è il momento in cui sono più lucida, così organizzo il lavoro della giornata: stabilisco quali libri mi servono per scrivere, rileggo quello che ho scritto il giorno prima e preparo la scaletta degli argomenti che voglio trattare durante la giornata. Qualche volta devo interrompermi per questioni di lavoro o per una consulenza (ok mollare tutto, ma non troppo) ma cerco sempre di rimanere “sul pezzo”. Raggiungere lo stato di concentrazione ottimale non è mai immediato e se mi faccio distrarre, è la fine. Per evitare distrazioni, silenzio il telefono e NON guardo cosa accade sui social network (lo faccio solamente durante le pause).
Mangio presto (verso le 12.30): un pranzo leggero, a base di frutta, verdura, farro, proteine. Bevo poco caffè (1 al giorno) e verso le 13.30 vado a fare un pisolino. Ebbene sì: sono donna da pisolino! Mi riposo per 45 minuti (1 ora al massimo) e faccio sempre in modo di ricominciare a scrivere per le 14.45.
Scrivo con grande concentrazione fino alle 17 e poi vado a prendere mia figlia al campo estivo. Quando rientriamo, o ci portiamo dietro un’amica con cui lei scende in cortile a giocare, oppure ha voglia di rilassarsi e – da brava proto adolescente – si chiude nella sua stanza e io ricomincio a scrivere (dopo essermi fatta una doccia). Di solito vado avanti fino alle 20 circa, ma se è stata una buona giornata, a volte mi interrompo alle 19. Le ultime ore sono quelle in cui mi sento più proficua. Di rado scrivo dopo cena, succede solo se arriva un’idea e non posso farne a meno, se no sto con la mia famiglia, andiamo a prenderci un gelato, usciamo con gli amici o leggo. Prima di dormire leggo sempre moltissimo: in questa fase cerco di leggere romanzi, per staccare dal mio libro (durante il giorno, per scrivere, ho talmente tanta bibliografia che sono immersa nella materia e in libri intorno alla scrittura).
Ho scritto già molte pagine così facendo, ma soprattutto, non ho mai avuto l’ansia della giornata persa. Perché scrivere è soprattutto un lavoro e più lo fai, più ti rendi conto che devi trovare un tuo ritmo, delle regole e applicare una disciplina ferrea.
Ti ho raccontato di come nasca la prima stesura di un manuale, le stesure successive hanno altre regole ancora, così come la scrittura di un libro di narrativa e ognuno di noi sviluppa un suo modo di lavorare. Quello che accomuna tutti quelli che scrivono e lo fanno pensandolo un mestiere è la consapevolezza che – a fronte di uno slancio creativo – serve tantissima tecnica, studio e che per scrivere bisogna leggere moltissimo. Di solito si scrive proprio perché si ama leggere e mi rendo conto che dirlo può risultare una banalità, ma visto che ogni tanto incontro anche chi desidera scrivere un libro ma non legge, ecco, mi sembrava giusto ribadirlo!
E tu che scrivi, che regole ti dai? Te le dai?