I fallimenti? Me li merito
Sono ingrassata 5 chili. Da quando ho smesso di fumare (inizio agosto), ho preso 5 chili. Non so se è esattamente di questo che oggi voglio scrivere, ma sicuramente da qui parte quello che voglio raccontare.
I primi 3 chili li ho presi in estate: pur essendo ossessionata dalla paura di ingrassare perché avevo smesso di fumare, sono ingrassata. Metabolismo? Sostituzione? Non lo so con certezza, fatto sta che è successo.
A settembre e ottobre, dopo essere uscita da una pesante bronchite batterica, mi sono rimessa a fare sport come una forsennata, mi sono allenata tutti i giorni, alternando nuoto e corsa. Malgrado questo, mi bastava mangiare una pizza per prendere un chilo che poi non scendeva più.
A metà ottobre stavo impazzendo: ero arrivata a pesarmi 5 volte al giorno e i muscoli mi facevano male per il troppo sforzo. Ho deciso di allentare tutto, sia lo sport che le “pesate” e ho cominciato ad uscire per fare movimento 3/4 volte la settimana, sempre in alternanza nuoto e corsa.
Per un po’ ho nuotato e basta. Per un po’ ho corso e basta. A seconda di come mi andava. Non mi pesavo ed ero più rilassata, stavo meglio, mi sentivo meglio.
Nei mesi precedenti ero come una fionda, pronta a schioccare il sasso che mi avrebbe sfregiata.
Avevo ricominciato a pesarmi di nascosto, avevo cominciato a coltivare nuove e antiche ossessioni:
corri di più, vai più forte, fai più chilometri anche se sei stanca, così perdi qualche grammo in più. Non mangiare quel pezzo di pane, mangia quel pezzo di pane, tanto non importa, la magia è finita, prendi la nutella, fottitene, vai, fottitene, entra in pasticceria ma non farti vedere, che poi adesso hai anche scritto dei libri, ti sei fottuta…
Il giorno in cui ho deciso di smettere di pesarmi e di allentare lo sport mi era sembrato un gran giorno: un passo alla volta ce la farò, un passo alla volta – come ho imparato con la muta – concentrazione e azione, senza compiangermi, senza vergognarmi del fatto che mi sento una fallita in questo preciso momento.
Cambia le parole Panzallaria, cambia tu quello che ti spaventa: non sei una fallita, ti senti una fallita, è tutta questione di percezione, devi solo capire come affrontare questo momento, scomponendolo.
È trascorso un mese, ho fatto la mia vita, ho tenuto i miei workshop di scrittura autobiografica in giro per l’Italia, sono stata a fare formazione in azienda, ho presentato al mondo il mio nuovo libro A due passi dalla meta.
Nel frattempo, sottile, cresceva un piccolo disagio: mi guardavo allo specchio e vedevo il mio viso più florido, qualcuno addirittura mi diceva: “Sei più bella, con qualche chilo in più!” e io mi sentivo malissimo, come se mi stesse prendendo in giro, come se fosse un modo per compatirmi.
Non volevo più indossare il mio vestito preferito: non me lo merito.
In piscina tornavano a galla antiche sensazioni: tutti mi guarderanno la pancia.
Per strada mi sentivo goffa: guarda che cosce enormi!
Un paio di settimane fa mi sono pesata e avevo preso altri 2 chili.
Mi sono resa subito conto che dovevo correre ai ripari, che era giunto il momento di rimettersi – seriamente – a dieta, che però non dovevo disperare e nemmeno pensare che allora non c’è niente da fare.
Avere smesso di fumare mi ha destabilizzata: passerà. In fondo non sto mangiando più di prima: passerà.
Per qualche giorno sono riuscita a rimanere tranquilla, nel frattempo ho ripreso la dieta “dei primi tempi” e ho silenziato qualsiasi ansia a riguardo.
Poi è successo.
Una sera, avevamo appena cenato, ho cominciato a sentire la pancia gonfiarsi, come mi accade spesso da quando non fumo più. Fin dal mattino ero di pessimo umore: uno, davanti all’ufficio postale, mi aveva fumato in faccia e io avevo avuto il voltastomaco e mi era sembrato profondamente ingiusto che questo stronzo non si curasse di me e alitasse la SUA nicotina alla sottoscritta che si era dovuta privare della sua.
Mi sono sentita una palla, una enorme palla che rotola. Ho pensato intensamente a quanto era bello quando, invece di farmi prendere dalla voglia di un gelato, uscivo fuori in terrazzo e mi accendevo la mia AMATISSIMA sigaretta.
Ero magra, scattante, stavo bene. Non mi venivano nemmeno le bronchiti.
Chi è che ha detto che subito dopo avere smesso di fumare cominci a stare come un dio? Che senti tutti gli odori, sapori, rumori e corri come un fulmine?
Io non sto affatto come un dio, mi sento sempre giù di tono, mi sento come se mi fosse passato sopra un TIR.
È stato in quel momento che mi è salita una gran rabbia, una enorme rabbia a forma di masso peloso. Ero seduta sul divano, insieme a Frollina e al non marito.
Mi sono alzata dal divano. Uno scatto. Avevo una rabbia piena di angoscia che mi usciva da ogni poro, da ogni muscolo. Ho tirato un pugno al muro. Mi sono messa a piangere.
Voglio una sigaretta. Voglio una CAZZO di sigaretta. Non me ne frega nulla se FA MALE, fumare è FOTTUTAMENTE bello ed è ingiusto che io non possa farlo più. Quando fumavo ero magra, ora sto tornando ENORME: tra 3 mesi sarò di nuovo OBESA. Ormai non c’è speranza, io non ho speranza. Basta, ci siamo divertiti, abbiamo giocato, io sono solo una GROSSA E ENORME OBESA DEL CAZZO!
Si, l’ho detto, anzi l’ho urlato, in mezzo alle lacrime. Si: mia figlia di 10 anni era presente.
Lei è arrivata e mi ha abbracciata, ha cominciato a dirmi che no, non sono affatto grassa, che non si vedono nemmeno questi chili e adesso li perdo, mamma ne hai persi 40, cosa vuoi che siano 5?. Mamma non arrabbiarti, è solo la tua ANIMA NERA! (Lì ho capito che forse ha partecipato a troppe presentazioni del mio libro 😉
Man mano che lei parlava e sembrava una piccola adulta e mi abbracciava e mi spingeva a sedermi sul divano e a riflettere e mi diceva che ero stata brava a smettere di fumare e lei era orgogliosa di me, man mano che mi consigliava di essere ZEN come quando lei ha una verifica o una gara di karate e le viene paura e vorrebbe scappare ma poi resta lì, man mano, io recuperavo lucidità e mi vedevo.
Mi sono vista piangere di paura.
Mi sono sentita dirmi che NON ME LO MERITO, che non mi merito di essere magra, che il mio DESTINO è essere grassa.
Mi sono vista dire cose atroci a mia figlia e al mio compagno, quasi fosse un po’ colpa loro, perché in parte, per loro ho smesso di fumare.
Quel che è successo quel giorno è stato una gran botta nello sterno delle mie convinzioni.
Un braccio di nera pece voleva acciuffarmi e riportarmi nel troglo della mia narrazione svilente, nel troglo della storiella che mi sono imparata a memoria: “Non mi merito niente!”. Quella storiella mi ha fatto stare nell’angolo della vita per troppo tempo con un unico alleato, il cibo. Quella storiella mi ha inchiodata a compiangermi e a non agire. Quella storiella è la cornice di troppa vita.
Ma io 3 anni fa circa sono uscita da quella cornice. Ho imparato che si può sbagliare, che si può cambiare, che non ci si deve vergognare di quello che si è, delle proprie paure, delle proprie imperfezioni, che non serve mascherarle con l’ironia per apparire migliori, perché non c’è bisogno di essere migliori in niente, bisogna solo cercare di realizzarsi per ciò che vogliamo essere e per quello che è il nostro destino – profondo – di esistenza personale.
Io 3 anni fa ho cominciato a salire i miei scalini, uno alla volta, con incertezza prima e sempre maggior sicurezza.
Ho cambiato le mie parole, ho riflettuto sui miei piombi e li ho tolti dal mio zainetto. Tutto quello che ho imparato SONO IO.
Non sono più la ragazzina che non merita amore, che cerca fidanzati che le sembrino troppo per lei, per poter confermare che nessuno possa amarla o che mangia fino a sfinirsi per poi vomitare, per cercare una via di controllo sulla propria paura.
Non sono più la donna che si svilisce con un taglio di capelli senza senso o che dice cose cattive perché tanto io sono un po’ scema ed è meglio che tutti lo sappiano subito. Non sono nemmeno più quella che frequenta persone che non le comunicano niente, pur di compiacere tutti.
No.
Io sono quella che apre le braccia a conchetta e vola.
Io sono una persona che ha il coraggio di provare paura, di sbagliare, di vergognarsi.
Ho chiesto scusa a mia figlia per le parole che avevo usato, le ho detto che fumare è sbagliato perché uccide ma che ci sono milioni di cose che uccidono ma a volte ci piacciono lo stesso e liberarsene è difficile.
Le ho spiegato che sto provando PAURA, paura di essere sempre la stessa persona e che quella paura mi ha spinto a dire cose che – è evidente – penso ma che POSSO CAMBIARE.
L’ho abbracciata e ringraziata per avermi accudita. Il non marito è stato bravo: non ha detto niente e ha lasciato che danzassimo questo duetto lei ed io. Era giusto così. Era anche giusto che lei vedesse sua mamma in quello stato.
Perché nel fondo di me c’è anche quella persona tossica e irrazionale. E non voglio più vergognarmene. Non voglio soffocarla: anche lei, come Dexter, va accolta in famiglia perché possa sentirsi meno insicura e perché frollina – che comunque ha dentro anche il mio DNA e quello della mia famiglia – sappia che forse anche lei ci ha una piccola tossica che ogni tanto prenderà il sopravvento.
E no: io non me lo merito di essere obesa. A ben pensare, in questi mesi, oltre al metabolismo che si è rallentato, ho mangiato qualche gelato di troppo.
E cosi, semplicemente, mi sono rimessa a dieta.
E mi peso una volta alla settimana.
Sono in forma, faccio sport regolarmente e vivo con fiducia e progettualità la mia vita: l’unica cosa che mi merito è la me stessa che sono e che voglio essere. Per tutto il resto ci sarà sacrificio, impegno, studio e amore.
Io invece sono arrivata ad un punto in cui ho smesso di dimagrire. Da ottobre dell’anno scorso ho perso circa 12 Kg, e da aprile mi sta seguendo una nutrizionista. Finora sono riuscita a perdere un chilo o poco più ogni mese: la dieta che seguo è di 1.600 calorie, e non è che mi sia mai dannata per seguirla alla lettera, per questo ogni mese ho perso così poco peso, ma non m’importa, ho trovato un equilibrio: da settembre 2015 ho iniziato con grande fatica ad andare a nuotare due volte alla settimana, ora per non stare male devo andarci come minimo anche un’altra volta per conto mio, meglio due, e questo ha contribuito a farmi dimagrire. La spinta decisiva al dimagrimento è stata il desiderio di diventare mamma, e ora mi sento una cacca perché durante il weekend mi sono bevuta una birra, e stasera ho mangiato un cioccolatino avanzato di Halloween (perché dobbiamo importare queste ricorrenze capitaliste? Non bastava Carnevale?!?!?), quindi mi sento molto in colpa, ma allo stesso tempo non voglio ricadere nel loop che mi ha fregato fino a circa un anno fa: non posso farmi risucchiare in quel circolo vizioso di tristezza, insoddisfazione e rabbia, perciò ho deciso di non colpevolizzarmi troppo: si tratta di uno stop momentaneo, non di una condanna alla ripresa dei miei chili in eccesso. A volte bisogna darsi una pacca sulla spalla e dirsi che è tutto ok, e che si è comunque splendide… beh, forse non così sfacciatamente belle… magari graziose.
Brava, cambia le parole… lotta, reagisci, fai luce, piangi, sorridi, abbraccia tutta te stessa.
questo post conferma, senza che ce ne fosse bisogno, che sei davvero un Grande Donna.
lo dimostra anche il fatto che stai allevando una Grande Figlia!
un abbraccio grandissimo
LA LUNA NERA