Giornalisti e uso dei social media
La prossima settimana torno a lavorare con un gruppo di giornalisti, nella redazione di un mensile: li affianco come consulente per definire una strategia personale con i social media e trovare un equilibrio che li rappresenti, tra uso (e comunicazione) personale e professionale.
Oggi voglio condividere con te alcuni dati, analisi, statistiche, riflessioni e strumenti legati alla relazione (non sempre facile) tra Giornalisti e Social Media.
Indice dell'articolo
Giornalisti online: i comportamenti
Da un articolo di Evgeniya Boklage per European Joournalism Observatory scopro una ricerca svedese su 2500 giornalisti di cui è stato analizzato il comportamento nell’uso dei social media, per 5 anni.
Ne esce uno spaccato (che va ovviamente contestualizzato alla Svezia ma trovo molto interessante anche per il resto d’Europa) su come intervengano moltissime variabili nel modo diverso di usare il digitale nel proprio lavoro quando si parla di giornalismo.
I risultati mostrano tre distinti pattern di usi dei social media, denominati dai ricercatori come“skeptical shunners” (“scettici rifiutatori”, ndr), “pragmatic conformists” (“conformisti pragmatici, ndr) ed “enthusiastic activists” (“entusiasti attivi, ndr). [fonte Giornalisti sui social media: scettici, pragmatici o attivi]
I 3 gruppi
- SCETTICI – RIFIUTATORI [10-15%] Evitano quasi completamente l’uso di Facebook e Twitter. Di questo gruppo fanno prevalentemente parte giornalisti che hanno più di 40 anni e lavorano con la carta stampata.
- PRAGMATICI [80% circa] Usano in prevalenza Twitter e i blog per tenersi informati, lo fanno per “stare sul pezzo”, anche in seguito alla pressione dei colleghi ma non percepiscono come fondamentale la Rete per fare personal branding.
- ENTUSIASTI ATTIVI [5%] I giornalisti entusiasti usano i social media non solo per informarsi ma anche attivamente, per partecipare al flusso delle news tematiche, per creare relazioni e fare – di conseguenza – personal branding: credono nell’importanza, per il proprio lavoro, della fusione tra vita privata e professionale.
Altre ricerche interessanti
The Social Journalism Study è la ricerca condotta nel 2015 da Cision e Canterbury Christ Church University su un campione di giornalisti di Regno Unito, USA, Germania, Finlandia, Svezia e Australia.
I gruppi identificati sono più o meno gli stessi e i dati che emergono confermano approcci differenti e una forbice tra chi usa i social media per informarsi e chi ne fa anche un uso attivo per informare.
Twitter è lo strumento più usato dai giornalisti
Twitter è sicuramente il mezzo che viene maggiormente usato sia dai “pragmatici” che dagli “entusiasti” e se i primi ne fanno un uso informativo, per i secondi è anche uno strumento attivo, oltre che di ricerca, di racconto. Il tasso di giornalisti che lo usa è molto alto, stando anche alle ricerche statistiche.
Le notizie accadano su Twitter
I fatti diventano notizia grazie al racconto live che viene fatto su Twitter
Questi i motivi fondamentali per cui mentre Facebook si attesta al top come social network delle relazioni, Twitter domina il mondo dell’informazione su più livelli. Lo racconta bene Ezra Klein nell’articolo (in inglese) Perché i giornalisti preferiscono Twitter a Facebook?
- Scarica la ricerca Oriella Digital Journalism 2013
Twitter per i giornalisti
Proprio per aiutare i giornalisti a rendere sempre più efficace le proprie pratiche di informazione e narrazione online, Twitter ha aperto un canale tematico dedicato al giornalismo. Si chiama Twitter Media e propone:
Best practices, success stories and resources to help you bring the power of Twitter to TV, music, sports, news, government and more.
Twitter Media mette, per esempio, a disposizione una vera e propria guida con consigli pratici su come si copre un evento live e lo si racconta.
Ma chi sono i più bravi?
Come scriveva Sergio Maistrello [e già comincio a citare un bravo giornalista online italiano ;-)] la Rete è fatta di periferie e a seconda dei nostri interessi possiamo fare più o meno incontri interessanti.
Ecco allora che cito alcuni nomi (italiani e non) che seguo io su Twitter e che possono essere un buono spunto per il giornalista che voglia muoversi tra i “pragmatici” e gli “entusiasti attivi”.
- Sergio Maistrello [Comunicazione, tecnologia, giornalismo]. Molto interessante anche su Facebook
- Andrea Nelson Mauro [Data journalism, fondatore di Dataninja.it]
- Anais Ginori [corrispondente di Repubblica a Parigi]
- Ezra Klein [Editor-in-chief, http://Vox.com ]
- Robert Costa [National political reporter,
@washingtonpost] - Claudia Vago è un caso interessantissimo – a parte- perché lei si definisce “Social Media Curator” più che giornalista.
Il lavoro di Social Media Curation
Fondamentale il lavoro di Content Curation che si può fare online, raccogliendo racconti e punti di vista, selezionando le fonti e organizzandole per dare punti diversi su fatti, avvenimenti e luoghi. In questo post di qualche anno fa racconto la Social content curation e storify.
Il mio punto di vista
Se di professione fai il giornalista, occorre che ti assesti in una posizione tra il pragmatico e l’entusiasta attivo: oggi è impensabile, a mio avviso, non mettere in gioco la tua faccia (non lo fai già firmando gli articoli?) nei luoghi in cui le persone stanno, con l’ascolto che è parte fondante della tua professione e la capacità di aiuto che puoi dare nel selezionare le fonti e promuovere informazione libera ma corretta e autorevole.
Se poi hai bisogno di una mano o di una consulenza, scrivimi, sarò davvero contenta di aiutarti!