Rappresentanza femminile
Stando ai dati del Censimento 2001 (quello del 2011 deve essere ancora completato) in Italia ci sono 100 donne ogni 93,8 uomini (fonte Censimento2011.blogspot).
Eppure
Eppure la rappresentanza femminile in azienda, sui Media (giornali, tv) e nella società è sempre nettamente inferiore a quella maschile.
Siamo proprio sicuri che l’emancipazione non si realizzi reclamando spazi, come ha scritto qualcuno in un commento al mio post Wired e le donne? Siamo sicuri che in questo paese non ci sia invece bisogno di fare emergere questa ANOMALIA che configura e racconta un mondo fatto dagli uomini per tutte le persone?
Nessuno crede nelle quote rosa a tutti i costi, lo si ripete di continuo, lo sento dire da uomini e anche da donne. Anche io ero perplessa fino a qualche mese fa. Ma siamo sicuri che non stiamo scambiando ipotetiche quote rosa con qualcosa di più complesso, ovvero una rappresentanza femminile che rappresenti la totalità del mondo? Siamo sicuri che – visto che in Italia – non riusciamo a ottenerla naturalmente, non possa essere utile “imporla” per legge, almeno a certi livelli (consigli di amministrazione, quote in azienda)?
Le due notizie di oggi, che hanno fatto scaturire questa riflessione sono:
- Il post di Lorella che fa copia e incolla della lista dei direttori e responsabili di canale Rai (158 persone di cui 10 donne) – Il corpo delle donne
- La lista dei relatori dell’interessante convegno “La lobby ai tempi di Twitter” dove le relatrici invitate sono pari a zero – Parimerito
Per molti uomini, ho letto dal commento di Francesca Sanzo, l’emancipazione femminile non si fa “reclamando spazi” anzi mi pare evidente che per molti di loro l’emanicpazione si fa con la “concessione ” di spazi da parte degli uomini..oppure con il tanto decantato “ve la dovete guadagnare.” a cui fanno eco tante donne (il masochismo delle donne non conosce limiti) “ce la dobbiamo guadagnare”…il problema è che le donne se la guadagnano eccome il problema è che non sono mai ripagate dagli sforzi fatti…cosa che agli uomini accade molto meno…il problema è che ci sono dei blocchi, tetti di cristallo, azioni di boicotaggio, isolamento delle donne..è come far partire due atleti per una gara di salto ad ostacoli dove uno ha davanti 10 ostacoli e l’altro ne deve saltare 100…e alla fine della gara si dice a quello che ne ha dovuti saltare 100…”non hai corso abbastanza”…vi pare una gara onesta?
Io l’ho già detto sul mio blog e qui lo ripeto. Le quote azzurre esistono e nessuno se ne scandalizza. Pensate a quanti deficienti ci troviamo ad avere come capi in posti blindatissimi perchè sono maschi che non devono staccare alle sei.
Pertanto non mi vergogno a chiedere quote rosa, anzi le quote rosa sono par condicio.
sono d’accordo Veronica. Fare gli snob di fronte alle “quote rosa” (il nome non mi piace) è un vezzo che in Italia proprio non possiamo permetterci. Ce n’è sacrosanto bisogno e l’esperienza nordica insegna che ci vuole un po’ di tempo perché una mentalità si naturalizzi e diventi atteggiamento non “obbligato”. Da qualche parte bisogna pur iniziare!
Cosa posso aggiungere che non sia già stato detto qui? Poi una serie di commenti a firma maschile nel famigerato post su wired, veramente, avevano un tono non di gente che volesse discutere in base ad argomenti seri, ma del tipo che in Olanda definiscono così bene: di quello a cui si fa subito a pestare l’ uccello (secondo me è la deriva della stessa espressione in cui si usava: pestare i piedi. ma dimmi che non è bella l’ immagine del tipo suscettibile, anzi, suscettibilissimo, perché qualsiasi cosa tu faccia lui si sente subito come se gliel’abbiano pestato nella folla e reagisce di conseguenza. Ecco, mi facevano pensare a quella reazione lì).
E poi la risposta semplice semplice sarebbe: e TU cosa hai fatto per meritartelo? E fare le crocette a ogni risposta, perché naturalmente qualsiasi donna pari livello ha fatto lo stesso, solo il triplo e meglio.